Welfare aziendale
3 Dic 2022
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Come funzionano i rimborsi per i servizi del welfare aziendale

Spese mediche, spese scolastiche, assistenza ai familiari, trasporto pubblico e mutui: sono questi i motivi per cui un dipendente può chiedere un rimborso. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e come richiederlo
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Redazione
rimborsi welfare aziendale

All’interno dei piani di welfare aziendale, come indicato dall’art. 51 del TUIR (testo unico sulle imposte sui redditi) sono previsti i rimborsi di alcune tipologie di spese sostenute dal dipendente. Questo a condizione che l’azienda abbia incluso i rimborsi tra i servizi del piano welfare.

Ma quali sono queste spese per le quali è previsto il rimborso? Sono le spese di istruzione e formazione, le spese di assistenza ai propri familiari e quelle per l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico.

Vediamo come funziona per ogni tipologia di servizio.

Rimborsi welfare per le spese scolastiche

Possono essere rimborsate per esempio le spese per l’istruzione e la formazione dei figli quindi
le tasse per l’iscrizione dei figli all’asilo nido così come per la scuola dell’infanzia (materna) oltre che per l’iscrizione nelle scuole primarie e secondarie di ogni ordine e grado (vale a dire medie e superiori). Queste possono essere pubbliche, private, paritarie purché legalmente riconosciute. Sia in Italia che all’estero. 

Ancora: possono essere rimborsate le tasse universitarie, i libri di testo, l’iscrizione a soggiorni per i centri estivi o invernali, corsi di lingua e tanto altro.

I rimborsi sono possibili se le spese riguardano familiari del dipendente indicati nell’art. 12 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi: qui oltre ai figli troviamo anche il coniuge e altri familiari quali genitori, generi/nuore, suoceri/suocere, fratelli/sorelle (anche se non conviventi e non fiscalmente a carico).

Rimborsi welfare per assistenza ai familiari

Questo tipo di rimborsi riguarda, invece, le spese che i dipendenti sostengono per i loro familiari anziani (con un’età superiore a 75 anni) o non autosufficienti. Possono riguardare il coniuge, genitori, generi/nuore, suoceri/suocere, fratelli/sorelle (anche se non conviventi e non fiscalmente a carico).

Di quali spese si tratta? Per esempio quelle per i/le badanti, così come per infermieri/e e altro personale che si prende cura dei familiari del dipendente. Ma anche le rette di permanenza in strutture socio-assistenziali e socio-sanitarie, oltre che le spese per il babysitting.

Rimborsi welfare per il trasporto pubblico

Si tratta di rimborsare le spese che riguardano l’acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale, regionale e interregionale. 

A differenza degli altri servizi di cui ti abbiamo appena parlato, in questo caso il dipendente può portare a rimborso anche spese che lo riguardano direttamente. Oltre che per sé, anche per i familiari come coniuge, genitori, generi/nuore. suoceri/suocere, fratelli/sorelle purché, in questo caso, siano fiscalmente a carico.

Come avviene il rimborso

Perché la richiesta di rimborso vada a buon fine, la spesa deve essere stata sostenuta esclusivamente dal dipendente, titolare del credito welfare. 

La richiesta può essere fatta direttamente dalle piattaforme welfare – come per esempio è Edenred Welfare  – all’interno delle quali il lavoratore deve caricare i giustificativi delle spese sostenute (come fattura, ricevuta ecc…) e l’evidenza di avvenuto pagamento (e.g. bonifico, addebito su conto corrente/carta di credito).

Una volta che la sua richiesta di rimborso sarà stata verificata, il dipendente riceverà la somma di denaro il mese successivo direttamente in busta paga, ovviamente senza alcuna tassazione.