Welfare aziendale
31 Gen 2023
| 5'

Riforma IRPEF: le aliquote applicabili nel 2023 e le detrazioni per i vari tipi di reddito

Con la Legge di Bilancio 2022 sono state rimodulate le aliquote IRPEF applicabili dal primo gennaio 2022, con conseguente riduzione degli scaglioni, che sono passati da 5 a 4. Non sono arrivate, invece, novità rilevanti dalla Legge di Bilancio 2023. Ecco come le nuove disposizioni permetteranno di ottenere un risparmio che varia a seconda della fascia di reddito.
Autore
Giuseppe Sghirlanzoni
riforma irpef 2022

Con la Legge di Bilancio 2022, (legge 30 dicembre 2021 n. 234), è stata anticipata quella che sarà una  riforma fiscale di più ampia portata, che costituirà uno dei punti qualificanti degli interventi previsti dal PNRR. In questa prima fase, ci si è limitati a una rimodulazione dell’Irpef e delle detrazioni finalizzata al raggiungimento di alcuni degli obiettivi posti dal disegno di legge delega dell’ottobre scorso.

Di cosa si tratta? Essenzialmente di:

  • ridurre gradualmente le aliquote medie effettive derivanti dall’applicazione dell’IRPEF, anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e la partecipazione al mercato del lavoro, con particolare riferimento ai giovani e ai secondi percettori di reddito, nonché l’attività imprenditoriale e l’emersione degli imponibili;
  • ridurre gradualmente le variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive derivanti dall’applicazione dell’IRPEF.

La Legge di Bilancio 2023 non ha apportato modifiche al sistema di tassazione sui redditi. Si evidenzia, peraltro, che entro marzo dovrebbe essere reso noto il definitivo progetto di riforma del fisco che il Governo intende attuare.
Tra i principali interventi, sono stati individuati un’ulteriore riduzione delle aliquote IRPEF, che dovrebbero essere ridotte a tre (23%, 27% e 43%), e l’estensione della flat tax anche ai lavoratori dipendenti.

Vediamo di capire ancora più nel dettaglio l’attuale disciplina IRPEF e quale impatto avranno sui dipendenti. 

Le aliquote IRPEF 2023

Più che parlare di riforma strutturale dell’imposta, la precedente Leggi di Bilancio è intervenuta su aspetti importanti, relativi agli scaglioni di reddito e alle relative aliquote, che sono scese da cinque a quattro.  

L’IRPEF 2023 – così come già previsto per l’anno di imposta 2022 -, è caratterizzata, quindi, dalle stesse aliquote e dagli stessi scaglioni dello scorso anno, nel seguente modo:

Ecco quali sono: 

  • 23% per i redditi fino a 15.000 euro,
  • 25% per quelli fra 15.000 e 28.000 euro,
  • 35% per i redditi fra 28.000 e 50.000 euro;
  • 43% per i redditi oltre 50.000 euro.

Secondo una prima valutazione, sono i titolari di redditi tra i 40.000 e i 50.000 euro lordi ad avere i maggiori vantaggi dalle modifiche.
Volendo esemplificare, su un reddito pari a 15.000 euro sarà dovuta un’IRPEF pari a 3.450 euro.
Fino a 8.174 euro i contribuenti possono accedere alla cosiddetta no tax area: in altre parole chi rimane al di sotto di questo reddito non deve pagare tasse, perché l’imposta non è dovuta.
Le nuove aliquote, poi, comportano il venire meno di una serie di “bonus” tra cui il cosiddetto “bonus Renzi” nella versione rivista dal DL. n. 3 del 5 febbraio 2020 convertito con modificazione dalla L. 21/2020, che rimane inalterato nella misura pari a 1.200 euro solo per i redditi fino a 15.000 euro.  

Sono inoltre modificate le detrazioni di cui all’art. 13 del Tuir, legate alla tipologia e alla quantità del reddito prodotto, com’è possibile vedere nel prospetto: 

Le detrazioni per i lavoratori dipendenti

Non risulta variata, invece, la soglia di no tax area riservata a tale tipologia di redditi nel 2023, la quale continua ad attestarsi su 8.174 euro.

Le detrazioni per redditi da pensione

detrazioni irpef redditi da pensione
detrazioni irpef redditi da pensione

Non risulta variata, invece, la soglia di no tax area riservata ai redditi da pensione nel 2023, la quale continua ad attestarsi su 8.500 euro.

Le detrazioni per redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e altri redditi

detrazioni irpef redditi assimilati
detrazioni irpef redditi assimilati

Non risulta variata, invece, la soglia di no tax area riservata ai redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente nel 2023, la quale continua ad attestarsi su 5.500 euro.

Riforma IRPEF: alcuni esempi a confronto

Per capire meglio qual è l’impatto della riforma e delle nuove aliquote, vediamo le diverse situazioni che possono vivere i lavoratori dipendenti.

Iniziamo con quella di un lavoratore dipendente con reddito annuo di 50.000 euro con 2 figli di età inferiore a 21 anni e vediamo qual è il netto del suo cedolino:

calcolo imposta netta reddito fino a 50mila euro
calcolo imposta netta reddito fino a 50mila euro

Questa è invece la situazione di un lavoratore dipendente con reddito annuo di 35.000 euro, coniuge a carico e un figlio a carico di età superiore a 21 anni. 

calcolo irpef reddito 35mila euro
calcolo irpef reddito 35mila euro

Ecco invece qual è la situazione di un lavoratore dipendente con reddito annuo di 26.000 euro, coniuge a carico e un figlio a carico di età inferiore a 21 anni. 

calcolo imposta netta reddito 26mila euro
calcolo imposta netta reddito 26mila euro

Questo invece il prospetto di un lavoratore dipendente con reddito annuo di 70.000 euro, coniuge a carico e un figlio a carico di età inferiore a 21 anni.

N.B: Le simulazioni non considerano gli importi dell’Assegno Unico Universale che è entrato in vigore dal 1° marzo 2022. 

riforma irpef 2022
riforma irpef 2022

Considerazioni sulla riforma IRPEF

Le modifiche introdotte dalla Legge di Bilancio 2022 hanno costituito solo il primo tassello di un disegno di riforma articolato, per la gran parte ancora da realizzare. A una prima analisi, appare certamente poco espansiva una misura che accorpa ulteriormente gli scaglioni passando dalla no tax area all’aliquota più alta (43% a cui si vanno ad aggiungersi addizionali regionali e comunali) in un range di soli 50 mila euro

Altro aspetto è quello della semplificazione, che almeno stando a questi primi passi, non pare affatto raggiunto, basti guardare alla complessità astrusa del calcolo delle detrazioni. 

Il percorso di revisione dell’intero sistema dell’IRPEF che era stato avviato dal Governo Draghi si è, purtroppo, arrestato a causa degli eventi politici che hanno coinvolto le istituzioni. Il nuovo Governo ha tuttavia assicurato che tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo vedrà la luce il nuovo testo del disegno di legge di delega della riforma fiscale e uno dei pilastri fondamentali sarà proprio la revisione dell’IRPEF.

In questo senso, un’ulteriore riduzione delle aliquote, legata all’introduzione della flat tax anche per lavoratori dipendenti e al cosiddetto quoziente familiare, ossia al metodo di tassazione basato sul numero di figli, potrà contribuire alla concreta applicazione del principio dell’equità orizzontale, ossia all’eliminazione delle disuguaglianze nell’imposizione delle diverse tipologie di reddito.

Non resta che aspettare i prossimi passi per esprimere un giudizio più meditato.

Dai buoni pasto al welfare aziendale come impattano le nuove aliquote

L’introduzione delle aliquote non prevede modifiche alle esenzioni previste dal legislatore per alcune categorie di benefit, di cui ai commi 2 e seguenti dell’art. 51 del Tuir.

La revisione delle aliquote non va dunque a incidere sui regimi di esenzione previsti dal Tuir per le misure che sinteticamente vengono denominate di welfare aziendale. Che riguardano sia il rimborso di alcune spese sostenute dal dipendente sia la possibilità per il dipendente e i suoi famigliari di fruire di servizi messi a disposizione dal datore di lavoro tramite provider welfare. 

In Edenred ogni giorno aiutiamo più di 80.000 aziende e partite IVA. Accedi alla tua prima consulenza gratuita

Possiamo citare a titolo di esempio i Ticket Restaurant®, che nella versione digitale garantiscono una soglia di esenzione fiscale fino a 8 euro giornalieri. O ancora i buoni acquisto, come Edenred Shopping che sfruttando la soglia di esenzione garantita dal comma 3 dell’art. 51 possono essere utilizzati per la spesa, lo shopping, il carburante.

Questi sono solo due tra i molti esempi possibili di misure che consentono all’azienda di offrire massima libertà di scegliere beni e servizi al dipendente, attraverso l’offerta amplia e flessibile messa a disposizione dalle piattaforme welfare, che spaziano dai servizi per la salute, all’istruzione, dal trasporto pubblico, all’assistenza ai famigliari.

Il credito welfare erogato in piattaforma, infatti, è defiscalizzato e decontribuito (se regolamentato) e garantisce ai dipendenti un potere d’acquisto pari al 100% del suo valore nominale, diversamente da quanto succederebbe se lo stesso importo venisse erogato dal datore del lavoro come retribuzione monetaria in busta paga.

Vuoi saperne di più sul welfare per la tua azienda?