Welfare aziendale
15 Dic 2020
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Tragitto casa-lavoro: i benefit per i dipendenti

Buoni carburante, abbonamenti per il trasporto pubblico, car sharing e car pooling: sono diversi i servizi per il tragitto casa-lavoro che puoi inserire nel piano di welfare aziendale
Autore
Redazione
tragitto casa lavoro

Il tragitto casa-lavoro è uno dei temi più sentiti per quanto riguarda il benessere dei dipendenti. In questo senso sono diversi i servizi di welfare aziendale dedicati alla mobilità per migliorare l’equilibrio tra vita e lavoro anche per quanto riguarda gli spostamenti.


Come sai, soprattutto dopo la sua rapida diffusione in seguito alla pandemia del Covid-19, anche lo smart working può essere considerato un benefit da questo punto di vista.

Ma guardando più nello specifico alle spese di viaggio dei dipendenti per spostarsi sul luogo di lavoro, sono poche le persone che riescono a raggiungere la sede aziendale a piedi o con la propria bicicletta, quindi senza sostenere un costo per il trasporto.

La maggior parte dei dipendenti è costretta a spostarsi in auto (o eventualmente in scooter) oppure con i mezzi pubblici. Tutte soluzioni che appunto hanno un costo, con una spesa che si ripete quotidianamente e che può essere finanziata dall’azienda nell’ambito di un piano di welfare aziendale. E questo con soluzioni che vanno dai buoni benzina agli abbonamenti al trasporto pubblico. 

Vediamole nel dettaglio.

I buoni carburante: come funzionano

I buoni carburante sono il servizio più adatto per chi va al lavoro con un mezzo proprio, a due o quattro ruote. Assimilabili ai fringe benefit, i buoni benzina rispondono alle indicazioni contenute al comma 3 dell’articolo 51 della Legge di Stabilità 2016 e successive.
Vale a dire: sono compresi in quei servizi che l’azienda può erogare tramite
voucher in quanto non costituiscono reddito di lavoro.

In particolare, con la Legge di Stabilità 2018 sono state introdotte nuove modalità di utilizzo dei buoni carburante, come le carte prepagate usa e getta o ricaricabili. 

L’utilizzo è simile a quelli dei buoni pasto. A differenza di altre tipologie di voucher, anche i buoni carburante si possono accumulare e integrare con contante da parte del dipendente, che può utilizzarli in diverse tranche.

Dal punto di vista fiscale, in quanto inclusi nel welfare aziendale, sono appunto esenti da imposizione Irpef e non vanno inseriti nella dichiarazione dei redditi annuale. La soglia esentasse dei buoni carburante è di 258,23 euro per periodo d’imposta, anche se nel 2021, con il Decreto Sostegni è stata aumentata del doppio ossia 516,46 euro.

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Abbonamenti per il trasporto pubblico locale e welfare aziendale

Altro capitolo è, invece, quello dedicato ai dipendenti che utilizzano i mezzi pubblici nel tragitto casa-lavoro. Ci riferiamo a treno, autobus o metropolitana: in questo caso, è possibile offrire il rimborso delle spese di viaggio dei dipendenti come servizio incluso nel welfare aziendale. 

Il che significa, nel concreto, il rimborso dell’abbonamento mensile o annuale al trasporto pubblico. Secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2018, le somme erogate dal datore di lavoro per l’acquisto degli abbonamenti per il trasporto pubblico locale, regionale e interregionale, sono anch’esse escluse dal reddito di lavoro

 
 

Questo vale anche nel caso sia il dipendente a pagare e a percepire in seguito il rimborso delle spese, purché il titolo di viaggio corrisponda alle sue generalità, ossia sia intestato a lui o a un familiare a carico. 

Rimborsi non solo per i dipendenti anche per le famiglie

Il finanziamento degli abbonamenti non si limita infatti a quello del dipendente. Dal 2018 l’esclusione dal reddito di lavoro vale anche per gli abbonamenti al trasporto pubblico locale, regionale e interregionale dei familiari del dipendente fiscalmente a carico. Proprio riguardo a questi, la stessa Legge (art.1, co.252 che ha modificato l’art. 12, co. 2 del TUIR) ha innalzato, a partire dall’1 gennaio 2019, il limite di reddito relativo ai figli fino a 24 anni di età a 4.000 euro.


Da sapere: è il limite si abbassa a 2.840,51 euro dai 25 anni in poi.

È una novità importante: prima di questa norma, per essere esentasse gli abbonamenti al trasporto pubblico dovevano essere esplicitamente collegati allo spostamento casa azienda. Non potevano essere utilizzati in altri orari o in altre tratte, a meno di non prevedere una specifica integrazione. L’integrazione poteva comunque essere finanziata dall’azienda, ma facendo riferimento alle norme sui fringe-benefit, con il tetto di 258,23 euro.

La detraibilità dei rimborsi

Per quanto riguarda la detraibilità, altra cosa importante che devi considerare è infatti che non esiste più un tetto massimo di spesa se l’acquisto o il rimborso è incluso nei servizi di welfare aziendale. 

Se invece il dipendente acquista l’abbonamento e chiede il rimborso tramite la sua dichiarazione dei redditi il tetto è di 250 euro. 

Qualche altra informazione utile: secondo quanto stabilito dalla Legge di Stabilità 2018, le prestazioni possono essere escluse dal reddito a condizione che il servizio sia rivolto alla generalità o a intere categorie di dipendenti, sia sottoscritto un accordo sindacale e non comprenda titoli di viaggi giornalieri o carte.

Mobilità condivisa, benefit aziendali e attenzione all’ambiente

Finanziando gli abbonamenti al trasporto pubblico, l’azienda ottiene risultati importanti anche sul fronte dell’impegno per l’ambiente con opzioni di spostamento più ecologiche. Ma non solo: porta avanti un piano di welfare aziendale che contribuisce ad aumentare la soddisfazione dei dipendenti.

Se i buoni benzina e il rimborso dell’abbonamento al trasporto pubblico costituiscono le due tipologie principali con cui il welfare aziendale sostiene gli spostamenti dei dipendenti, si stanno facendo spazio anche nuovi modelli di mobilità.

Possono rientrare nel welfare aziendale anche, ad esempio, la fornitura di servizi in sharing (car, motorini, bike e monopattini), così come il car pooling, due nuovi pilastri della mobilità condivisa

Bisogna ricordare, inoltre, che trattandosi di welfare aziendale, quasi tutte le iniziative per la mobilità condivisa dei dipendenti sono esentasse. 

Le leggi di Stabilità degli ultimi tre anni stabiliscono infatti che le aziende possono far rientrare tra i servizi detassati diversi strumenti che corrispondono a modalità differenti di trasporto.

Per scegliere una strada invece che un’altra devi considerare diversi fattori, dalle esigenze dei lavoratori alle politiche ambientali della tua  azienda, senza dimenticare le valutazioni di tipo economico.