Welfare aziendale
28 Feb 2020
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Welfare aziendale e PMI, la soluzione passa dalle associazioni

Chi l'ha detto che il welfare aziendale è solo per grandi e medie imprese? Ecco come può aiutare le piccole e medie imprese
Autore
Redazione

Piccolo è bello. Ma non sempre. Nella diffusione di politiche di welfare aziendale la dimensione (ridotta) delle imprese è un ostacolo.
I piani di welfare aziendali sembrano essere, infatti, una prerogativa delle grandi aziende mentre le piccole e medie realtà (prevalenti nel contesto italiano) sono in difficoltà nell’attuarli sia sul fronte economico, sia per l’assenza di adeguate conoscenze e metodologie di azione in materia.

Nel tentativo di colmare questo gap, negli ultimi anni, numerose aziende, aiutate e supportate da associazioni di categoria o di settore, hanno preso parte a tavoli di collaborazione dando vita a reti di welfare.

La reale efficacia dell’iniziativa di welfare in caso di piccole aziende dipenderà in gran parte dalla capacità dei promotori di attivare l’interesse e la partecipazione delle aziende stesse. Con il loro coinvolgimento il concetto di “rete” si sposta a livello di associazioni datoriali, la cui iniziativa può dar vita a risorse collettive (in termini di informazioni, relazioni e competenze sul tema).

Le Pmi possono farvi riferimento per conoscere il welfare aziendale e svilupparlo al proprio interno. Si va dalle federazioni di categoria alle confederazioni, un vasto mondo di associazioni vicine al territorio e quindi alla piccola impresa.

Scopriamolo insieme.

Relazione tra welfare e dimensioni impresa

Il Rapporto Welfare Index PMI 2017 evidenzia come, su un campione di 3.422 piccole e medio imprese, le aziende con il maggior numero di iniziative di welfare abbiano, nel 44,7% dei casi, tra i 101 e i 250 dipendenti; nel 24,6% tra i 51 e i 100 dipendenti; nel 16,2% fra le 10 e le 50 unità e, infine, nel restante 6,8% meno di dieci dipendenti.

D’altra parte, come spiega il Rapporto Doxa 2016, la prima fonte di criticità nell’implementazione di piani di welfare aziendale è data dagli aspetti economici, sia a causa di situazioni di crisi di mercato, sia per costi di realizzazione troppo elevati.

Il Rapporto segnala un 24% di aziende che riscontrano difficoltà nella conversione dei premi di produzione in servizi e un 18% che incontrano “barriere relazionali” legate alla scarsa convinzione del management aziendale.

Reti d'Imprese per favorire le politiche di welfare

Ecco allora che grazie alla mediazione delle associazioni le aziende provano ad approcciare il welfare aziendale in gruppo.

Ma cosa vuol dire fare rete? Significa istituire organizzazioni sul territorio in grado di coinvolgere le piccole e medie imprese, consentendogli di fare sistema per l’erogazione e la fruizione di servizi a contenuto sociale. D’altronde, per sviluppare i servizi di welfare aziendale, le Pmi hanno bisogno di aggregare bacini di utenza e condividere investimenti, informazioni, servizi professionali.

Le associazioni quindi, nel concreto, favoriscono l’organizzazione delle reti di impresa, la partecipazione a consorzi, condividono iniziative con altre aziende nel territorio, oppure aiutano l’impresa ad aderire a servizi comuni.

La rete si pone l’obiettivo di intervenire su vari fronti della vita di un’impresa, quali:

  • progetti di mobilità territoriale;
  • car sharing e carpooling;
  • formazione aziendale in materia di sicurezza sul lavoro;
  • forme di finanziamento agevolate, tramite erogazione di buoni come sostegno al reddito;
  • pacchetti di servizi assicurativi;
  • convenzioni con trasporti pubblici;
  • convenzioni per la cura di familiari malati e genitori anziani.

Vantaggi e potenzialità del “fare rete”

Questo modello di welfare permette di realizzare un’interdipendenza di tipo tecnico, organizzativo ed economico, per ottenere una gestione delle relazioni tra imprese più stabile, oltre a forme di coordinamento più efficienti e precise.

La complementarità delle imprese favorisce la realizzazione di nuovi prodotti, grazie anche alla condivisione di risorse materiali e immateriali. Inoltre accresce la competitività delle imprese attraverso l’interazione di chi aderisce alla rete e la possibilità di effettuare investimenti altrimenti impossibili per la singola impresa.

E ancora: snellisce i tempi di risposta al cliente, accresce la cultura aziendale in modo sempre più rapido.

Le reti welfare in Italia

Tra le principali esperienze di welfare a rete si possono citare in Italia la rete BioNetwork di Pavia, la rete Giunca di Varese, la rete Eugenio di Mantova, la rete Welstep del territorio di Brescia, la rete Welfare Alto Adige / Südtirol, la rete Welfare Trentino e il club delle aziende modenesi per la RSI attivo nel periodo 2009-2013.

Vi sono inoltre la rete Giano del Comune di Correggio (RE) e la rete WelfareNet (2014-2015) delle province di Padova e Rovigo.