Welfare aziendale
28 Feb 2020
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Legge di Bilancio 2018: tutte le novità del welfare aziendale

Sono tante le novità introdotte dalla nuova legge di Bilancio e riguardano in particolare i trasporti. Ecco cosa cambia per il welfare
Autore
Redazione
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La legge di Bilancio 2018 rende ancor più favorevole il ricorso al welfare aziendale fornendo nuove e vantaggiose opportunità per le imprese e per i dipendenti.

Con la manovra varata a fine 2017 si prosegue infatti nel percorso tracciato già con le ultime leggi di Stabilità (a partire da quella del 2016) e si continua ad ampliare l’offerta di beni e servizi che le aziende possono mettere a disposizione dei dipendenti in qualità di strumenti integrativi della retribuzione.

La novità principale di quest’anno consiste nell’inserimento del trasporto pubblico nel paniere di prestazioni di welfare aziendale previste dall’articolo 51 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR).

In pratica viene introdotta la detraibilità al 19% delle spese, fino a un limite massimo di 250 euro, sostenute per l’acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale e interregionale. Quindi rientrano in questo discorso gli abbonamenti per bus, tram, metropolitana e treno (anche ad alta velocità).

Non solo: ci sono agevolazioni fiscali per i “buoni Tpl” con il risultato che le somme rimborsate o sostenute dal datore di lavoro per l’acquisto dei titoli di viaggio per il trasporto pubblico locale del dipendente (ed eventualmente dei suoi familiari) non concorrono a formare reddito di lavoro.

In sostanza, avviene proprio quanto è previsto da tanti anni per i buoni pasto, che già da tempo non rientrano in alcun modo nelle voci della retribuzione in busta paga.

Il tetto dei 250 euro va inteso cumulativamente e comprende cioè sia le spese sostenute dal contribuente per il suo abbonamento sia il costo per quello dei familiari a carico. Questo significa che se nel 2017 ho speso 250 euro o una somma inferiore di abbonamento al treno, ho diritto a scontarne il 19 per cento dalla dichiarazione dei redditi dell’anno successivo. Facendo un rapido calcolo la somma massima recuperabile per tale spesa è 47,50 euro, che è appunto l’equivalente del 19% di 250 euro.

La norma riguarda abbonamenti e non i singoli biglietti perché tra gli obiettivi principali c’è quello di incentivare sempre di più l’utilizzo dei mezzi pubblici (anche per recarsi al lavoro) – favorendo dunque l’ambiente – a discapito dell’uso dell’auto privata. Per ottenere la detrazione i contribuenti sono tenuti a conservare una specifica documentazione che attesti la spesa sostenuta per l’abbonamento personale.

Tornando ai buoni tpl, la novità consente al datore di lavoro di pagare o rimborsare ai dipendenti le spese per il trasporto pubblico locale pagando esattamente quella somma. L’agevolazione è sia per l’azienda che per il dipendente visto che tali somme sono esentasse per quest’ultimo e interamente deducibili per l’impresa.

Nel caso in cui un piano di welfare aziendale preveda l’acquisto da parte dell’impresa dell’abbonamento per il trasporto pubblico (abbonamenti per bus, metro e treni anche ad alta velocità) non è previsto alcun limite di spesa. Tetto che invece è presente quando la spesa è effettuata direttamente dal dipendente.