Business case sui fringe benefit



Come la crisi COVID_19 ha cambiato i bisogni in tema di welfare aziendale e il ruolo rilevante dei fringe benefit nella ripresa delle famiglie e dell’intero sistema Paese.
Lo scenario economico alla luce della crisi COVID-19, il ruolo dei fringe benefit per la ripresa dei consumi.
Calo dei consumi e povertà assoluta
La crisi COVID-19 ha generato un forte calo dei consumi privati nel 2020 e ha fatto crescere al massimo valore storico il numero di famiglie italiane in povertà assoluta.
L’incidenza delle famiglie in questa situazione di forte disagio è passata dal 6,4% del 2019 al 7,7% nel 2020, mentre il numero di individui in povertà assoluta è salito a 5,6 milioni di persone, pari al 9,4% della popolazione.
Questo peggioramento non è avvenuto allo stesso modo in tutta Italia: mentre il numero di individui in povertà assoluta nel Nord è salito di 2,6 p.p., al Sud la crescita si è fermata a +1,1 p.p.


Cassa integrazione
Anche tra i lavoratori dipendenti la situazione è critica: il ricorso alla cassa integrazione per garantire continuità lavorativa ha raggiunto livelli senza precedenti, con il +11,4% di numero di ore autorizzate rispetto agli anni precedenti. Sulla base delle stime attuali la spesa per Cassa Integrazione nel 2020 supera i 25,6 miliardi di euro.
Il mercato del lavoro
La pandemia ha messo fortemente in crisi il mercato del lavoro e, nonostante la ripresa degli ultimi 6 mesi, a luglio il numero di occupati era ancora inferiore di oltre 500 mila unità rispetto il 2019.
I settori del terziario sono stati tra i più colpiti in termini di riduzione dell’occupazione, in particolare i servizi di alloggio e ristorazione hanno avuto una decrescita del -9,7%
Nel 2020 l’Italia ha imposto il blocco dei licenziamenti. Questo ha permesso di contenere l’impatto occupazionale. Tuttavia, le previsioni per il prossimo biennio (2021-2022) sono negative: il tasso di disoccupazione crescerà, rispettivamente, al 9,8% e 9,6% e andrà a impattare soprattutto sui giovani, dove è già stata più marcata la riduzione dell’occupazione. In Italia c’è stata una riduzione del numero di occupati nella fascia 15-34 anni del -5,1%. Un dato che in Europa è secondo solo alla Spagna, che ha perso l’8,3% nella stessa fascia di età.


Emergenza e fasce più deboli
L’emergenza ha acuito alcune criticità per le fasce più deboli del mercato del lavoro, tra cui le donne. Basti pensare che nel 2020 c’è stata una perdita di 456 mila posti di lavoro così suddivisa:
- – 1,5% Uomini
- – 2,5% Donne
Anche per gli inattivi, che sono arrivati a 443 mila, la percentuale femminile è molto maggiore: a fronte di un +2,6% di uomini, le donne sono il +3,7%.
Lo smart working
Lo smart working ha rivoluzionato il mercato del lavoro in modo strutturale. Un cambiamento che porterà entro il 2025 1 lavoratore italiano su 4 a poter lavorare da remoto. Entro il 2025 la quota di lavoratori italiani in smart working potrà essere intorno al 25% per imprese di medio-grandi dimensioni (con punte fino al 40% per i servizi), allineandosi alle medie dei Paesi più avanzati. Questo porterà a una riduzione degli spazi di uffici di circa il -30%.
Introduzione o estensione delle smart working durante il lockdown:


Implicazioni dello smart working sul welfare
Lo smart working è più diffuso tra le donne (24% vs 15% tra gli uomini), nel Centro-Nord (21% vs 15% al Sud), tra gli autonomi (25% vs 20% tra i dipendenti).
Il lavoro da remoto per le donne accentua ancora di più la sbilanciata distribuzione dei carichi di cura all’interno della famiglia, dove le donne dedicano alle attività domestiche e di cura oltre il triplo delle ore rispetto agli uomini.
Secondo una recente indagine del network di LinkedIn il 46% dei lavoratori si sente più ansioso e stressato a causa dello smart working e il 48% dichiara di lavorare almeno un’ora in più al giorno.
Il lavoro da remoto si ripercuote anche sulle richieste di servizi di welfare aziendale: meno servizi per la mobilità ma più servizi per le dotazioni digitali e di connettività, acquisto di materiali per la casa e supporto alla spesa alimentare.
Il ruolo dei fringe benefit per la ripresa dei consumi
Cosa sono i fringe benefit e qual è il quadro normativo
I fringe benefit sono uno strumento di welfare aziendale messo a disposizione dei lavoratori. Consistono in buoni acquisto utilizzabili per spesa, carburante, shopping e elettrodomestici e sono disponibili in forma cartacea o elettronica.
Fino ad agosto 2020 la soglia massima di esenzione fiscale per i buoni spesa era pari a €258,23 per lavoratore. Il decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri in data 8 agosto 2020, ha portato il limite per la detassazione di beni e servizi riconosciuti ai lavoratori dipendenti a €516,46.
Doveva trattarsi di una novità limitata all’anno 2020 per agevolare la concessione di buoni spesa e per incentivare i consumi nel periodo di crisi generata dal Covid-19.
Ora, con la conversione in Legge del Decreto Sostegni il raddoppio del limite per la detassazione di beni e servizi è stato esteso anche al 2021.
Aumentare la soglia di detassazione per incentivare i consumi
Il mantenimento della soglia a €516,46 per la detassazione dei fringe benefit è importante per il sostegno ai consumi.
Dopo la crescita dei buoni acquisto erogati negli ultimi 6 mesi del 2020, la sospensione della misura per i primi 6 mesi del 2021 ha generato un crollo nel numero di buoni acquisto per i dipendenti richiesti dalle aziende (-28,6%).
Impatto dell’aumento della soglia di detassazione
Il raddoppio della soglia di detassazione dei fringe benefit ha portato ad una forte accelerazione del mercato.


Fringe benefit e buoni spesa digitali erogabili ai lavoratori dipendenti
Nell’attuale periodo di crisi economica causata dal Covid-19 si ipotizza una forte riduzione dei premi di produttività. In questo caso i fringe benefit rappresentano una soluzione semplice e a costi ridotti (sono esenti da IRPEF e addizionali comunali e regionali) per premiare i dipendenti. Infatti, lo strumento del fringe benefit esterno alle piattaforme di welfare aziendale permette alle aziende di erogare dei “premi” ai propri dipendenti attraverso accordi unilaterali, esterni ai contratti territoriali e nazionali e indipendenti dal coinvolgimento dei sindacati.


Il ruolo dei fringe benefit in epoca covid-19: la metodologia di stima
La stima dell’impatto del raddoppio della soglia dei fringe benefit che rientrano nella categoria dei flexible benefit si è basata sull’ipotesi di:
- assenza di premi di produttività nel 2021;
- incremento del tasso di utilizzo dei flexible benefit da parte dei dipendenti;
- utilizzo di una parte del credito welfare “recuperato” (pari al 35%) per incrementare i consumi di fringe benefit.
Ipotesi: l’analisi ipotizza un numero di lavoratori che beneficiano degli strumenti di welfare aziendale pari a oltre 6 milioni nel 2020 e nel 2021
Buoni spesa erogati esternamente dal regime dei flexible benefit
Si è ipotizzato un aumento al ricorso di questi strumenti del 30% generato dal raddoppio della soglia esente da tasse, come ipotizzato dalla relazione tecnica dell’articolo 112 del dl di agosto 2020.
Tassi di crescita
Mantenimento per il 2021 (sia in termini di numero di buoni che di valore assoluto) dei tassi di crescita registrati nel 2020 e nei primi mesi del 2021 in conseguenza all’innalzamento della soglia per la detassazione.
Per gli anni 2022 e 2023, i tassi di crescita sono stati normalizzati all’andamento previsto del PIL.
Scenari
Sono stati costruiti due scenari, uno di sviluppo che ipotizza un importo medio dei buoni spesa pari a 380 Euro e uno di sviluppo accelerato, che ipotizza un ricorso nel 100% dei casi all’importo massimo possibile di 516,46 Euro .
I risultati dell’analisi
In epoca Covid-19, il raddoppio della soglia per i fringe benefit è in grado di generare fino a 7,0 miliardi di consumi aggiuntivi al 2023. Una cifra importante nell’ottica di una ripartenza dell’economia.


Perché i fringe benefit sono importanti
I fringe benefit supportano le categorie di spesa più comuni per le famiglie durante e dopo l’epoca Covid-19.
- Spesa alimentare: sostengono il reddito dei lavoratori e supportano alla spesa quotidiana nelle grandi catene di supermercati o nei negozi di generi alimentari.
- Didattica a distanza: supportano l’acquisto di dotazioni tecnologiche e di strumenti utili a tutta la famiglia per l’accesso a piattaforme di formazione, educazione e per la fruizione della didattica.
- Istruzione: offrono un sostegno alla spesa delle famiglie per l’acquisto di testi scolastici, materiali didattici e dispositivi di protezione individuali Covid-19 (mascherine, gel disinfettante, ecc.) necessari per frequentare gli ambienti scolastici in sicurezza.
- Carburante: danno un supporto a lavoratori e studenti negli spostamenti.
- Acquisti per la casa: aiutano a realizzare soluzioni alle criticità di vivere in un ambiente che non rispecchia le nuove esigenze nate da smart working e didattica a distanza.
- Genitorialità: sostengono alle famiglie nelle spese derivanti dall’arrivo di un figlio.