Formazione esperienziale: cos’è e come può aiutare le aziende a migliorare
Meno formazione online e più incontri dal vivo: se volessimo sintetizzare il momento che stiamo vivendo dopo la lunga pandemia e volessimo tratteggiare quello che le persone sentono oggi, questa frase probabilmente lo farebbe alla perfezione. Perché, se è vero che il digitale ha aiutato le aziende a garantire la formazione durante le varie ondate di Covid, è anche vero che c’è sempre più bisogno di confrontarsi dal vivo e condividere le esperienze con gli altri. La formazione ha infatti sempre più bisogno di essere esperienziale o, se vogliamo strizzare l’occhio al mondo anglosassone, essere un experiential learning.
Vediamo cosa si intende per formazione esperienziale, quali sono le sue caratteristiche, come farla, di che tipo di attività si tratta e quali sono i vantaggi che ne trae l’azienda.
Cos’è la formazione esperienziale
Prima di tutto iniziamo con il dare una definizione di formazione esperienziale. Come l’aggettivo fa intendere, si tratta di un tipo di apprendimento basato sull’esperienza o meglio sulla sperimentazione di situazioni reali, sulla capacità di risolverle e sul fatto che i partecipanti siano tutti parte attiva di quanto stanno apprendendo.
A differenza della formazione classica o frontale, in cui da un lato c’è il docente e dall’altro gli allievi che sì, possono interagire, ma difficilmente fanno esperienza – a meno che non sia prevista una parte molto pratica di workshop – la formazione esperienziale si basa sul cosiddetto “learning by doing” ossia dell’imparare facendo.
Perché introdurre la formazione esperienziale in azienda
Una formazione, dunque, che privilegia metodologie e approcci che non si basano esclusivamente sul contenuto da trasmettere ma che aggiungono quel qualcosa in più che viene dall’esperienza e che permette, soprattutto quando si tratta di adulti – molto impegnati con il lavoro e meno propensi ad apprendere – di coinvolgerli in maniera totale.
Pensiamoci bene: di solito quando si fanno dei corsi aziendali, che siano in aula o da remoto, i dipendenti che partecipano sono spesso distratti dalle e-mail, dalle telefonate di lavoro, dalle scadenze da rispettare e, mentre ascoltano, continuano a svolgere queste attività al computer o dallo smartphone. Si tratta dunque di un apprendimento che, se è esclusivamente frontale, lascia poco agli allievi e spesso risulta essere passivo. Con la formazione esperienziale le persone si mettono in gioco completamente e non possono distrarsi facendo altro.
Come spiega il dottor Ravindra Stephen Goonetilleke nel TEDx dal titolo “Make Impact with Experiential Learning” quando gli allievi si immergono in un’esperienza, questo tipo di apprendimento li motiva a riflettere su quanto stanno facendo per trasformare e creare nuove competenze, atteggiamenti e modi di pensare.
Ma non solo: l’esperto precisa quanto sia importante imparare non solo per se stessi, ma confrontandosi con gli altri. Questo per evitare di limitarsi a memorizzare solo delle nozioni, ma piuttosto interiorizzare quello che si apprende per utilizzarlo in un determinato contesto. Il che avviene durante la formazione esperienziale perché si mette alla prova quanto si è appreso poco prima e se ne capisce anche l’utilità.
Inoltre, la formazione esperienziale prevede che si usino più sensi insieme e non solo l’ascolto e la vista, ma anche il tatto, che ci si metta in movimento e perché no, in caso di percorsi esperienziali all’aperto, anche l’olfatto è chiamato in causa.
Usare più sensi contemporaneamente permette ai dipendenti di fare un’esperienza di apprendimento a tutto tondo che ricorderanno più facilmente perché sia il contesto in cui hanno imparato che le attività svolte li aiuteranno a richiamare alla memoria quella competenza nel momento opportuno.
Senza dimenticare un altro aspetto tutt’altro che banale: con la formazione esperienziale si sperimenta pertanto si sbaglia, si aggiusta il tiro e si capisce come procedere nel modo più giusto. Anche questo fa sì che, qualora si ripresenti la stessa situazione, le persone si ricordino dell’errore, lo riconoscano e sappiano come comportarsi di conseguenza.
E sapevi che la formazione è sempre più parte del welfare aziendale? Scopri di più con una consulenza gratuita.
Esempi di formazione esperienziale indoor e outdoor
Fin qui tutto chiaro, ma di cosa parliamo nella pratica? Intanto possiamo dire che esistono esempi di formazione esperienziale indoor e outdoor. Nel primo caso si tratta di attività che si fanno al chiuso, nel secondo di percorsi esperienziali all’aperto.
Tra le attività indoor ci possono essere i giochi di ruolo, i case study, il teatro d’impresa, le small technique o giochi d’aula, il job shadowing.
Nelle attività outdoor annoveriamo invece il rafting, le camminate nei boschi, le cacce al tesoro, la barca a vela ecc… tutto ciò che porta fuori dall’azienda e spesso a fare un’esperienza in un territorio differente.
Vediamole più in dettaglio.
Giochi di ruolo
Detti anche role play, si tratta di quelle situazioni in cui le persone interpretano un ruolo diverso dal solito partendo da una situazione verosimile che devono affrontare e risolvere. Questi giochi possono essere di tipo diverso a seconda dell’obiettivo della formazione.
Per esempio, si può chiedere a chi si occupa di solito di customer care di simulare di essere un cliente particolarmente esigente e a chi si occupa di prodotto di fare appunto assistenza. Così come a interpretare il ruolo del customer care può essere un manager o un responsabile HR.
Si tratta di un percorso esperienziale che funziona perché ci si mette nei panni degli altri affrontando difficoltà, fallimenti e condividendo soluzioni con le persone presenti. Un metodo che genera empatia, migliora le capacità di comunicazione tra le persone e aiuta il problem solving.
Case study
Le persone apprendono in modo più concreto quando assistono a episodi reali anziché quando li studiano o leggono sui libri. Ecco perché i casi studio che si basano sulle circostanze reali vissute dall’azienda funzionano molto.
L’importante è come vengono presentati: bisogna evitare il discorso frontale con poca interazione, ma coinvolgere le persone con domande aperte, dare modo di fare brainstorming su possibili soluzioni o dare loro la possibilità di analizzare i fatti.
Questo aiuterà chi partecipa in maniera attiva ad avere “materiale” in caso si trovi in situazioni simili e a capire come agire. Oltre a conoscere ancora meglio i propri colleghi e le abilità utilizzate in quel determinato caso studio.
Teatro d’impresa
In questo caso si tratta di un tipo di formazione esperienziale che ha l’obiettivo di migliorare le dinamiche tra i colleghi e favorire lo spirito di gruppo.
Il teatro d’impresa può essere portato avanti in tanti modi: si possono mettere in scena situazioni che l’azienda ha vissuto di recente, interpretate da attori professionisti e in cui i dipendenti sono degli spettatori passivi o compongono un pubblico che risponde a domande ed è pronto a salire sul palco. Oppure si può chiedere a manager e dipendenti di scrivere lo spettacolo e inscenarlo o di improvvisare delle scenette, anche divertenti, per coinvolgere tutti gli altri.
Si tratta di una modalità che, sfruttando le potenzialità del teatro, permette alle persone di mettersi in gioco e di apprendere nuove abilità come l’improvvisazione, la scrittura creativa, la capacità di saper comunicare con gli altri al meglio – come succede al regista con l’attore – e anche il saper parlare in pubblico.
Small technique o giochi d’aula
Si tratta di attività che vengono fatte di solito indoor per favorire un apprendimento esperienziale tramite il gioco. Esempi di small technique possono essere la caduta della fiducia, tecnica tipica del teatro per cui una persona si lascia cadere all’indietro a occhi chiusi per essere presa da qualcuno del gruppo. In questo modo si sperimenta la fiducia negli altri e la capacità di sapersi affidare.
Così come un altro gioco è il fiume acido o all’inglese “acid river” per cui i partecipanti vengono divisi in squadre e hanno come obiettivo quello di attraversare un fiume contaminato per arrivare a un’isola immaginaria. Per farlo, senza “cadere dentro”, hanno a disposizione alcune tavolette – di numero inferiore ai partecipanti – e devono trovare l’escamotage per attraversare il fiume senza mai separarsi. Questa attività, che si può fare indoor e outdoor, aiuta sicuramente il team building, la collaborazione e la complicità. Inoltre, è interessante osservare chi assume ruoli di leader per guidare gli altri e chi invece si “limita” a eseguire gli ordini.
Job shadowing o lavoro ombra
Il job shadowing consiste nel mettere in coppia un dipendente con elevate conoscenze e abilità insieme a un altro che ha bisogno di svilupparle. Quest’ultimo diventa sostanzialmente l’ombra del primo, deve osservare cosa fa, prendere appunti e stare costantemente al suo fianco.
Si tratta di un’attività che non è legata a un momento isolato, ma è continua nel tempo: consigliamo di farla durare per almeno un paio di settimane o addirittura mesi.
Per vedere come procede, si fanno riunioni continue in modo che chi apprende possa chiedere perché la persona più esperta si è comportata in un certo modo e ha ovviato per una soluzione anziché un’altra.
Rafting, camminate nei boschi, cacce al tesoro e barca a vela
Mettiamo insieme tutte queste attività perché, nonostante siano profondamente diverse, hanno un aspetto in comune: vengono svolte all’aria aperta e prevedono un continuo movimento.
Il rafting, come saprai, è uno sport che aiuta a rafforzare lo spirito di gruppo, aumenta la stima verso se stessi e gli altri e soprattutto mette alla prova in un contesto diverso dal solito ed emozionante.
Le camminate nei boschi sono “meno audaci”, ma non per questo meno efficaci. Comportano uno sforzo fisico non indifferente e invitano le persone, specie quando ci sono da affrontare determinate situazioni, come salite più ardue, dislivelli ecc… ad aiutarsi le une con le altre. Ovviamente sempre sotto la guida di una persona esperta.
Altrettanto interessante come attività di team building e di formazione esperienziale sono le cacce al tesoro nelle città d’arte o nella stessa città in cui si vive e lavora. Permettono di fare gruppo, ma allo stesso tempo di sviluppare il problem solving e conoscere meglio alcuni lati nascosti non solo della città, ma anche dei propri colleghi di cui magari si ignorano alcune passioni e abilità.
Andare in barca a vela con tutto quello che comporta – spazi ristretti, rinunciare ad alcune comodità, turni continui ecc… – è un’attività importante per rafforzare i rapporti tra i colleghi in un ambiente diverso da quello di tutti i giorni e creare nuovi legami. Ma anche per imparare a confrontarsi con ruoli diversi, affinare le doti da leader, capire come collaborare per raggiungere i vari obiettivi, come alternarsi nei vari compiti e così via.
I vantaggi della formazione esperienziale
Come è emerso dai vari esempi fatti finora, i vantaggi per l’azienda e i dipendenti sono diversi.
Li riassumiamo qui:
- migliorare la leadership;
- allenare competenze trasversali come le doti comunicative, relazioni ecc…
- dare ai dipendenti la possibilità di avere maggiore consapevolezza di se stessi e renderli più sicuri;
- sviluppare capacità di problem solving;
- imparare a gestire situazioni di stress migliorando il proprio benessere personale e organizzativo;
- avere la possibilità di conoscere meglio le persone con cui si lavora ogni giorno;
apprendere facendo: evitando tanti corsi frontali ma puntando su quell’esperienza che resta memorabile. E “costruisce ricordi”.
Le aziende che puntano sulla formazione esperienziale hanno vantaggi anche in ottica di employer branding, diventando più attrattive agli occhi dei possibili candidati, sia attivi che passivi, e di employee retention. Se i dipendenti sono più coinvolti e più consapevoli sono maggiormente propensi a restare.
Inoltre, questo tipo di formazione è sicuramente innovativa e tipica di aziende che dimostrano, con iniziative del genere, di credere nell’apprendimento continuo – detto anche lifelong learning – che di fatto è uno strumento di welfare.
Vuoi saperne di più sulla formazione e il welfare aziendale?