Welfare aziendale
22 Dic 2020
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Fondi pensione aperti, chiusi e Pip: cosa sono e perché convengono

Ogni tipologia di fondo pensione ha caratteristiche precise e vantaggi. Tra questi, quello dei fondi chiusi e aperti che convengono dal punto di vista fiscale anche tramite welfare
Autore
Redazione
fondi pensione

La possibilità di destinare il trattamento di fine rapporto (TFR) a un fondo pensione è diventata ormai familiare ai dipendenti italiani, che nel frattempo hanno imparato a conoscere bene la previdenza complementare

Forse, almeno fino a ora, questa opzione è stata scelta da meno persone del previsto, ma destinare a un fondo a quella che un tempo chiamavamo “liquidazione” ha dei vantaggi che è bene conoscere.

Usare il TFR per garantirsi un reddito aggiuntivo, una volta che ci si ritira dal lavoro, è infatti in molti casi una scelta lungimirante. Soprattutto viste le incertezze sul futuro previdenziale legate all’aumento dell’aspettativa di vita e alla riduzione degli importi con il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo.

Scegliere il fondo pensione: le 3 tipologie

Per prima cosa occorre scegliere il fondo pensione a cui affidarsi. Così come quando si accende un mutuo c’è la possibilità di scegliere tra il tasso fisso e il tasso variabile, anche di fronte a uno strumento di previdenza complementare va presa una decisione iniziale. 

I fondi pensione possono essere essenzialmente di tre tipologie:

  • chiuso
  • aperto
  • Pip (Piani individuali pensionistici). 

La differenza, rispetto al prestito per l’acquisto di casa, è che non sempre si tratta di una scelta libera ma legata a determinate condizioni.

Anzitutto va evidenziato che i fondi pensione chiusi, aperti e i Pip sono soggetti alla stessa normativa, anche sotto il profilo fiscale. E il sistema dei fondi pensione è soggetto alla vigilanza della Covip, l’Autorità amministrativa indipendente che ha il compito di controllare il funzionamento di tali strumenti. 

Ma le varie tipologie di fondo hanno diverse caratteristiche. Vediamoli uno a uno.

Fondi pensione chiusi

I fondi chiusi sono chiamati così proprio perché non può aderirvi chiunque, ma sono riservati ad alcune categorie di dipendenti.  Sono conosciuti anche come fondi negoziali, perché la loro creazione è frutto della contrattazione dei sindacati o delle associazioni di categoria dei dipendenti, generalmente in base ai contratti nazionali di categoria (metalmeccanici, tessili, chimici e così via). 

Questi fondi possono anche essere legati a un determinato ambito territoriale (una provincia autonoma o una regione a statuto speciale, per esempio). 

Tra le caratteristiche c’è anche quella di poter iscrivere i propri familiari fiscalmente a carico qualora ciò sia previsto dallo statuto del fondo. Ai fondi pensione chiusi si può destinare sia il Tfr che un contributo fisso e volontario da parte del dipendente a cui si aggiunge quello del datore di lavoro. 

L’adesione a un fondo pensione chiuso o negoziale può, inoltre, perfezionarsi anche tacitamente: qualora entro 6 mesi dall’assunzione il dipendente non indichi la destinazione del proprio Tfr sarà, infatti, iscritto d’ufficio.

Fondi pensione aperti

I fondi pensione aperti sono istituiti da banche, società di gestione di risparmio (Sgr), società di mediazione mobiliare (Sim) e imprese di assicurazione.

Questo tipo di fondi sono rivolti, in linea di principio, a tutti. Possono aderire a tali fondi anche familiari a carico degli iscritti e soggetti che non svolgono attività di lavoro.

La differenza tra fondi chiusi e fondi aperti

La differenza tra fondi chiusi e aperti è che per i secondi i destinatari principali sono autonomi, dipendenti, liberi professionisti e soci di società cooperative e sostanzialmente quelle categorie che non sono in possesso dei requisiti per aderire ai fondi chiusi. 

Quelli aperti sono fondi pensione a contribuzione definita e di conseguenza le prestazioni non sono determinabili a priori, ma cambiano a seconda dei contributi versati (oltre che da altre variabili come il rendimento degli strumenti finanziari e il regime fiscale applicabile).

I vantaggi fiscali dei fondi pensione

Sia l’adesione ai fondi pensione aperti sia quella ai fondi pensione chiusi è incoraggiata da agevolazioni fiscali. Relativamente alla contribuzione, è prevista la deducibilità dei contributi a carico del dipendente e a carico dell’azienda fino al limite massimo di 5.164,57 euro.

 
 

Una possibilità particolarmente interessante è destinare alla previdenza complementare una parte della retribuzione prevista nell’ambito di un piano di welfare aziendale. I vantaggi fiscali dell’integrazione dei fondi pensione con il welfare sono interessanti, poiché è prevista la totale esenzione fiscale e contributiva. 

Dal punto di vista fiscale i contributi versati al fondo pensione, se derivanti da un eventuale premio di risultato convertito in welfare aziendale non vanno infatti a sommarsi a quelli volontariamente già versati dal tuo dipendente. Inoltre, non comportano il rischio di andare oltre il limite dei 5.164,57 euro di deducibilità.

Cosa sono i PIP, piani individuali pensionistici

Passiamo ora a capire meglio cosa sono i PIP (Piani Individuali Pensionistici), che presentano diverse differenze rispetto ai fondi chiusi e aperti. 

In primis perché si tratta di prodotti di tipo assicurativo, ovvero investiti sui mercati finanziari. Al contrario, i fondi pensione aperti e chiusi sono prodotti non assicurativi, anche se per legge devono prevedere un comparto che abbia almeno la garanzia del capitale versato. 

Il PIP inoltre può accettare esclusivamente adesioni individuali, mentre i fondi pensione possono avere anche adesioni collettive, e quindi il contributo del datore di lavoro.

I numeri della previdenza complementare

In base agli ultimi dati Covip di fine settembre 2020 le forme pensionistiche sono 9,289 milioni, con un tasso di crescita dell’1,9 % rispetto ai periodi precedenti. Si tratta di numeri sicuramente influenzati dall’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19, tenendo anche conto che il numero di posizioni includono quelle che aderiscono a più forme pensionistiche. L’effettivo numero di  iscritti è infatti stimato a 8,420 milioni di persone.

Per quanto riguarda i fondi chiusi, rispetto a fine 2019, si registrano circa 90 mila posizioni in più (2,8%), per un totale di 3,250 milioni. I fondi aperti contano 1.593 milioni di posizioni, con un aumento di 42.000 unità in più (2,7%). Sempre rispetto alla fine del 2019, i Pip hanno 3,460 milioni di posizioni aperte, in aumento di 41.000 unità (1,2%).