Transizione ecologica: chi è protagonista del cambiamento oggi in azienda?
Se si guarda all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile troviamo un piano d’azione che pone la sostenibilità e la prosperità del pianeta e delle persone come obiettivo centrale. Il testo è stato sottoscritto nel settembre 2015 dai Governi di tutti i 193 paesi membri dell’ONU e articolato in 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals -o SDG-), ulteriormente divisi in 169 “target” da conseguire entro il 2030.
Questi obiettivi sono costruiti intorno a 5 principi fondamentali:
- persone;
- pianeta;
- prosperità;
- pace;
- collaborazione.
L’Agenda 2030 scaturisce dalle conferenze ONU tenutesi nel 1992, 2002 e 2012 e si pone come il nuovo quadro di riferimento globale per l’impegno nazionale e internazionale per trovare rimedi e soluzioni ai grandi problemi del pianeta, abbracciando una moltitudine di temi a carattere economico, sociale e ambientale. Oltre a chiedere un approccio collaborativo e condiviso.
Indice dei contenuti:
Cos’è la transizione ecologica
In quest’ottica è nato lo scorso anno il Ministero della Transizione ecologica (Mite), concepito dal governo Draghi, che in aggiunta alle attività dell’ex Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha il compito fondamentale di gestire lo sviluppo della transizione ecologica, soprattutto sul tema dell’energia.
Ma cos’è la transizione ecologica? È un processo strutturale che la nostra società dovrà effettuare, l’innovazione tecnologica per raggiungere lo sviluppo sostenibile.
Cosa prevede la transizione ecologica: i punti chiave
La transizione ecologica dovrà attenersi all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e agli obiettivi comuni fissati dall’Unione Europea entro il 2030, ovvero:
- -55% emissioni di gas a effetto serra;
- raggiungere almeno il 32% di quota di energia rinnovabile;
- +32,5% efficienza energetica
Il tutto con lo scopo di una UE a impatto zero sul clima entro il 2050.
La transizione energetica e la sostenibilità ambientale devono seguire allo stesso tempo la transizione digitale. Di fatto, per risolvere emergenze ambientali, economiche e sociali vengono impiegate sempre più spesso soluzioni tecnologiche avanzate.
La transizione digitale: il contributo del PNRR
Con l’avvio della programmazione 2021-2027, coinciso con il periodo emergenziale, i leader dell’UE hanno implementato il piano di ripresa “NextGenerationEu”, che aiuterà gli Stati Membri, tramite un fondo di 750 miliardi di euro, a ricucire le fratture economiche e sociali causate dal Covid-19.
Il piano contribuirà a gettare le basi per rendere le economie e le società dei paesi Europei più sostenibili, resilienti e preparate alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica e digitale.
In questo contesto si inserisce il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che mira a integrare processi di digitalizzazione e innovazione per raggiungere obiettivi sostenibili e di inclusione sociale.
In quest’ottica, con un documento di 161 pagine il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE), ha approvato il 28 luglio 2021 la Proposta di piano per la transizione ecologica (PTE) in cui vengono delineati 5 macro-obiettivi, a cui il PNRR ha destinato 68,9 miliardi di euro.
Ecco quali sono:
- neutralità climatica
- agricoltura sostenibile ed economia circolare
- energia rinnovabile, idrogeno e mobilità sostenibile
- efficienza energetica e riqualificazione degli edifici
- tutela del territorio e della risorsa idrica.
La transizione ecologica per le aziende: come gestirla
Nell’ottica della transizione ecologica un ruolo fondamentale rivestono le aziende, che rappresentano gli attori chiave per contribuire al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Per molto tempo gli imprenditori hanno seguito modelli economici incentrati esclusivamente sul profitto, a svantaggio degli aspetti ambientali ed economico-sociali.
Oggi la tendenza, ancora in parte presente, di aziende che producono con un’ottica che non sia rispettosa e sostenibile deve essere necessariamente invertita.
Questo perché attualmente sono sensibilmente aumentate le possibilità tecnologiche e di ricerca, a cui la politica non può rispondere direttamente. Politica che, però, deve destinare risorse per questa nuova fase di progresso, di sostenibilità e di green economy.
I piani di transizione ecologica
Questi investimenti non saranno quindi utili solamente in ambito ambientale, ma spingeranno anche il processo di digitalizzazione, iniziato con l’industria 4.0, opportunità unica per rivedere in ottica ambientale i processi di produzione di beni e servizi a favore dell’economia circolare, ricercandone la massima efficacia e riduzione degli sprechi.
L’argomento della mobilità sostenibile, inoltre, costituisce uno dei temi più considerati nell’ambito delle politiche ambientali locali, nazionali e internazionali che hanno l’obiettivo di diminuire l’impatto ambientale derivante dalla mobilità delle persone e delle merci.
In attuazione del Decreto Ministeriale n. 8 del 19 gennaio 2015, la Divisione II della Direzione Generale per il Clima e l’Energia è competente nella gestione dei seguenti temi:
- città sostenibili, mobilità sostenibile e mobility management;
- promozione della mobilità sostenibile e della riduzione dei consumi nel settore dei trasporti;
- redazione e supporto alla predisposizione di accordi con enti locali e soggetti privati in materia di mobilità sostenibile.
Chi si occupa della transizione ecologica in azienda
HSE (Health, Safety & Environment), HR e Sustainability Manager sono alcune delle figure che supportano il board dirigenziale nella transizione ecologica in azienda.
Il loro ruolo è quello di sostenere e trovare soluzioni – innovative ed economicamente competitive – in grado di rendere l’attività di impresa green, riducendone l’impatto ambientale.
I vantaggi della transizione ecologica per le aziende
Tutto ciò può avvantaggiare un’impresa sotto diversi aspetti: prima di tutto, migliora la sua reputazione, riduce possibili contenziosi (così come multe e sanzioni per azioni ambientalmente dannose) e, cosa altrettanto importante, aiuta a migliorare i profitti introducendo da un lato pratiche sostenibili per ridurre al minimo gli sprechi e dall’altro azioni di welfare riservando maggiori benefici ai dipendenti, con un conseguente aumento della produttività.
Edenred aiuta le aziende ad essere più sostenibili e con l’introduzione di piani welfare le affianca in un percorso di crescita, abilitando il potenziale di realtà di tutte le dimensioni.
Gli ultimi provvedimenti governativi in materia di mobilità e Piani di spostamento casa-lavoro e il recente bonus carburante, volto ad offrire ai dipendenti delle aziende private 200 euro in buoni benzina detassati e deducibili per le aziende, dimostrano la centralità per le aziende di organizzare e ottimizzare gli spostamenti casa-lavoro.
Edenred mette a disposizione soluzioni digitali e piattaforme, come Edenred Mobility, per rispondere a questo scenario, fruendo di importanti vantaggi fiscali.
Un’offerta integrata di moduli interattivi, dal monitoraggio e analisi ad app e strumenti di gamification, car pooling e survey di raccolta dati.
Con Edenred Mobility ciascuna azienda può costruire il proprio progetto di mobilità e rendere gli spostamenti casa-lavoro più efficienti e green, migliorando la qualità della vita dei lavoratori e con benefici in termini di tempo e di costi.
Vuoi saperne di più sulle soluzioni per la mobilità sostenibile e su tutti i vantaggi per la transizione ecologica nella tua azienda?