Buoni Pasto
24 Set 2022
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Maternità, welfare e buoni pasto: tutto quello che c’è da sapere

Si ha diritto a ricevere i buoni pasto in gravidanza, sia che la maternità sia obbligatoria che facoltativa? E subito dopo la nascita del figlio? Le risposte nel nostro articolo.
Autore
Cristina Maccarrone
Buoni pasto in maternità

I buoni pasto come i Ticket Restaurant® sono un servizio sostitutivo di mensa aziendale che costituisce un benefit importante e dà la possibilità a tutti i lavoratori di fare un pasto salutare e di godere al massimo della propria pausa pranzo. Ovunque decidano di farla: nei dintorni dell’ufficio, a casa o nelle vicinanze, in trasferta e così via.

Ma cosa succede a chi è in maternità: ha diritto ad avere i buoni pasto? E questo sia che la maternità sia obbligatoria che anticipata? E cosa succede invece ai genitori che decidono di usufruire del congedo parentale?
Vediamo di rispondere a tutti i dubbi su buoni pasto e maternità.

I buoni pasto in maternità dipendono dalla “fonte di erogazione”

Per quel che riguarda il diritto al riconoscimento dei buoni pasto durante il periodo di congedo di maternità (ossia “maternità obbligatoria”), ciò dipende dalla relativa fonte di erogazione

Cosa si intende con questo? Che qualora l’assegnazione dei buoni pasto abbia una natura obbligatoria, ossia sia prevista da disposizioni collettive di primo o secondo livello o da un regolamento aziendale, questi dovranno essere garantiti alla lavoratrice in congedo di maternità (vale a dire durante la “maternità obbligatoria”).
Questo perché sono un elemento del “trattamento economico e normativo” che il datore di lavoro è obbligato a garantire in continuità anche durante tale periodo di maternità.

Diversamente, qualora l’attribuzione dei buoni pasto avvenga su base meramente volontaria, da parte del datore di lavoro o sia riferibile ad un periodo di congedo parentale (la cosiddetta “maternità facoltativa”) non sussiste per la lavoratrice un analogo diritto al riconoscimento dell’assegnazione dei buoni pasto

A ogni modo, qualora la lavoratrice in maternità abbia diritto al servizio sostitutivo di mensa aziendale, come prevede la normativa sui buoni pasto, questi non contribuiscono a formare il reddito da lavoro dipendente fino all’importo complessivo per persona al giorno di 8 euro per il ticket elettronico (tessera elettronica o da app) o di 4 euro per il ticket cartaceo (carnet cartaceo).

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Detto questo, cosa si intende per congedo di maternità, quanto dura questo periodo e “come funziona”?

Cos’è il congedo di maternità e quanto dura

Per congedo di maternità – che quindi rientra tra le misure a sostegno della genitorialità – si intende dunque il divieto per la lavoratrice di svolgere qualsiasi attività di lavoro, così come previsto dal Decreto Legislativo n. 151 del 26 marzo 2001.

A dare indicazioni alle aziende su come comportarsi nei confronti della lavoratrice incinta è l’articolo 16, che dice espressamente che è vietato adibirla al lavoro:

  • durante i 2 mesi precedenti la data presunta del parto;
  • qualora il parto avvenga oltre tale data, per il periodo che intercorre tra la data presunta e la data effettiva del parto;
  • durante i 3 mesi dopo il parto;
  • durante gli ulteriori giorni non goduti prima del parto e questo qualora il parto avvenga prima di quanto fosse previsto. Tali giorni rientrano poi nel periodo di congedo di maternità dopo il parto. 

Quest’ultimo punto è stato poi modificato dall’articolo 2 comma 1 del Decreto Legislativo n. 80 del 2015 che, per tutelare le eventuali ipotesi di un parto molto prematuro, prevede che l’arco temporale di astensione concesso prima e dopo il parto possa superare i 5 mesi

Anche la Legge di Bilancio 2019 ha introdotto delle novità significative per il congedo di maternità: ha infatti riconosciuto alle lavoratrici, in alternativa alle modalità tradizionali, la possibilità di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto, entro i 5 mesi successivi da quando questo è avvenuto. 

Se una lavoratrice decidesse di lavorare fino all’ultimo giorno, ma anche se lo facesse il mese precedente la presunta data di nascita, tale scelta deve essere condivisa con il medico che ne deve valutare gli eventuali rischi relativi. Se si presentassero delle condizioni per cui la futura mamma non potesse beneficiare del congedo, l’astensione dal lavoro spetterebbe al padre (c.d. “congedo di paternità”). 

Da sapere: il diritto al congedo è previsto anche per le adozioni e gli affidi. 

Il congedo di maternità anticipato

Si parla di congedo di maternità anticipato quando, su richiesta della lavoratrice, ci sono gravi complicanze o malattie che possono aggravare lo stato in cui si trova o quando le condizioni ambientali o di lavoro sono ritenute non adatte per tutelare la salute della donna e del bambino che deve nascere.
Ciò vale anche se la futura mamma è addetta a lavorazioni pesanti, pericolose e/o insalubri e non ci sia la possibilità di attribuirle altre mansioni che siano compatibili con il suo stato di salute. 

Welfare e maternità: altri modi per supportare le future mamme

Durante la maternità e subito dopo che il parto è avvenuto, un’azienda può sostenere i genitori, e in particolare la futura mamma, in diversi modi. Il welfare per la maternità può prevedere diverse soluzioni come per esempio i buoni acquisto che permettono alle mamme di acquistare beni o servizi che sono necessari per i loro bambini o per la maternità.

I buoni acquisto rientrano nella categoria fringe benefit e quindi sono esentasse per la lavoratrice fino a 600 euro per l’anno 2022, come stabilito dal Decreto Aiuti-bis. Per quel che riguarda i buoni acquisto Edenred Shopping, c’è inoltre la possibilità di scegliere tra diverse categorie merceologiche. Inoltre, l’azienda che vuole sostenere la futura mamma può scegliere se puntare sui buoni acquisto cartacei o digitali.

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Altre misure del welfare a sostegno della maternità sono per esempio i voucher per i servizi welfare, che possono essere utilizzati per effettuare visite mediche e check-up, per gli asili nido, baby sitter, babyparking, ludoteche, corsi educativi e molto altro.

Senza dimenticare che tra le altre soluzioni del welfare aziendale a sostegno della maternità ci sono anche i rimborsi per le spese già sostenute.

I buoni pasto durante il congedo parentale

Si ha diritto ad avere i buoni pasto durante il congedo parentale? Durante questo periodo, che è un’astensione facoltativa dal lavoro che entrambi i genitori possono prendere (contemporaneamente o meno) per dedicarsi alla cura dei propri figli, i padri lavoratori non hanno diritto al riconoscimento dell’assegnazione dei buoni pasto.

Il congedo parentale, previsto dall’articolo 32 del Decreto Legislativo n. 151 del 2001, a differenza del congedo di maternità è un periodo di astensione facoltativa dal lavoro di cui possono usufruire entrambi i genitori. 

Per un periodo massimo complessivo di 10 mesi, i genitori hanno il diritto di astenersi dal lavoro purché ovviamente diano un preavviso al datore di lavoro. 

Quanto al trattamento economico, come specifica l’articolo 34 comma 1 del Decreto Legislativo già citato, è prevista un’indennità pari al 30% della retribuzione fino al sesto anno di vita del bambino. Questo per periodo massimo complessivo tra i genitori di 6 mesi. 

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