Welfare aziendale
12 Gen 2023
| 5'

Cosa sono i fringe benefit e come utilizzarli in azienda

Tra i più comuni ci sono auto aziendale e polizze assicurative, ma i cosiddetti benefit accessori o compensi in natura possono essere diversi. Ecco perché inserirli in un piano di welfare aziendale
Autore
Cristina Maccarrone
fringe benefit

Quando si parla di welfare aziendale e in particolare di fringe benefit, si pensa sempre all’auto aziendale concessa al lavoratore dipendente in uso promiscuo dal datore di lavoro ma, in realtà, ci sono molte altre possibilità.

I fringe benefit possono essere definiti come “compensi in natura” perché appunto non vengono erogati sotto forma di denaro, ma concessi sotto forma di beni e servizi dal datore di lavoro ai dipendenti. 

Benefit che, peraltro, come emerge dall’Osservatorio Welfare 2022 di Edenred, sono sempre più apprezzati: nel 2021 hanno infatti rappresentato una fetta consistente dei consumi di welfare, ben il 34%. Inoltre, la novità introdotta dal Decreto Aiuti-bis, entrato in vigore il 10 agosto 2022, ha posto ancora più l’attenzione sui fringe benefit: la soglia esentasse per i dipendenti è passata prima da 258,23 euro a 600 euro. Per poi arrivare a 3000 euro per l’anno fiscale 2022, come previsto dal Decreto Legge Aiuti quater pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 18 novembre 2022. Nel 2023 la soglia esentasse è tornata a 258,23 euro.

Ma prima di addentrarci nelle novità, cerchiamo di capire ancora meglio cosa sono i fringe benefit, quali norme li regolano e alcuni esempi. 

Cosa si intende per fringe benefit e alcuni esempi

I fringe benefit sono benefit aziendali previsti in primis dal Codice Civile che all’art. 2099 prevede proprio che il collaboratore possa essere retribuito anche con “prestazioni in natura”.

Sono, inoltre, regolati dall’articolo 51 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) per quanto riguarda la fiscalità, di cui parleremo meglio a breve.
Intanto ci soffermiamo sulle caratteristiche e sul perché le aziende scelgono di inserirli all’interno di un piano di welfare aziendale soprattutto in momenti storici difficili, come questo 2023 contrassegnato da un aumento dei prezzi e dall’inflazione.

Un’azienda, di solito, disciplina le tipologie di fringe benefit all’interno del contratto individuale. Per loro natura, infatti, si tratta di benefit che possono essere concessi anche singolarmente al dipendente.

Tra i fringe benefit più comuni ci sono, per esempio, la già citata auto aziendale e i buoni acquisto, come Edenred Shopping.

Cos’altro rientra nei fringe benefit? Possono esserlo beni e servizi dedicati al dipendente quali:

  • assistenza sanitaria;
  • polizze assicurative;
  • concessione di prestiti;
  • acquisti di azioni societarie (le cosiddette Stock option);
  • alloggi che vengono messi a disposizione del dipendente.

Fringe benefit 2023: cosa cambia e come assegnarli

Come dicevamo in apertura, il Decreto Legge n. 115/2022 – meglio conosciuto come Decreto Aiuti-bis – ha elevato a 600 euro la soglia di non imponibilità dei beni ceduti e dei servizi prestati ai lavoratori dipendenti per l’anno in corso. Si è quindi passati da 258,23 euro a una somma che è più di un raddoppio.
Nel novembre 2022 la soglia è stata ulteriormente innalzata passando da 600 euro a 3000 euro, come previsto dal Decreto Aiuti quater, per poi tornare nel 2023 a 258,23 euro.

Questo si traduce in un vantaggio per il lavoratore che, fino a quella soglia, non ha alcuna tassazione ai fini IRPEF. Inoltre, per il datore di lavoro, si tratta di importi completamente deducibili dal reddito d’impresa. 

Come dicevamo, tra i fringe benefit dobbiamo considerare i buoni acquisto che, nel caso di Edenred Shopping, possono essere richiesti sia in formato cartaceo che digitale (oltre che fruibili tramite l’app dedicata Edenred Shopping) ed essere utilizzati per fare la spesa, fare rifornimento o per qualsiasi altra esigenza di spesa (prodotti di elettronica, articoli sportivi, gift card e tanto altro ancora).

C’è da dire, poi, che la soglia esentasse per i fringe benefit a 258,23 euro si somma ai 200 euro erogabili dall’azienda per il carburante. I cosiddetti buoni benzina che possono essere un valido supporto per i dipendenti nell’aumentare il loro potere d’acquisto in un periodo di grandi ristrettezze economiche. 

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L’auto aziendale come fringe benefit

L’auto aziendale è sicuramente uno dei benefit più apprezzati dai dipendenti. 

L’auto concessa ad uso promiscuo consente al dipendente di utilizzarla non solo per appuntamenti di lavoro, incontri, per raggiungere le diverse sedi o partecipare a un evento aziendale, ma anche per scopi personali. 

L’utilizzo dell’auto a uso promiscuo concorre alla formazione del reddito del dipendente. In che misura? A chiarirlo è il  TUIR che all’ art. 51 co. 4 lett. a definisce i criteri di calcolo in via forfettaria. 

Differenza tra fringe benefit e flexible benefit

Ma esiste una differenza tra i fringe benefit e i flexible benefit? Certamente. 

Come abbiamo visto fino a questo momento, i fringe benefit sono dei compensi in natura, detti anche benefit accessori, che vanno ad aggiungersi alla retribuzione ordinaria e che possono essere concessi singolarmente – com’è il caso dell’auto aziendale, per esempio – o a un numero ristretto di persone. 

I flexible benefit, come ci fa intuire quell’aggettivo che in italiano traduciamo con “flessibili”, sono dei benefit che rappresentano una retribuzione complementare e, come tali, non possono essere concessi al singolo dipendente. 

Devono infatti essere concessi a tutti i dipendenti dell’azienda o a una categoria omogenea di lavoratori (come previsto dal TUIR). Inoltre, spesso sono regolati, come è per esempio nel caso dei metalmeccanici, dai CCNL che stabiliscono la somma di flexible benefit da erogare alla popolazione aziendale ed entro quale periodo. 

Nel caso del CCNL metalmeccanici, rinnovato il 5 febbraio 2021 e con scadenza il 30 giugno 2024, i lavoratori hanno diritto a 200 euro all’anno da spendere in beni e servizi e tali importi devono essere messi a loro disposizione entro il mese di giugno di ciascun anno. 

Tra i flexible benefit, per fare qualche esempio, rientrano i corsi di lingua, gli abbonamenti ai mezzi pubblici, ecc…

La differenza tra fringe benefit e flexible benefit non consiste solo nella modalità di assegnazione e nei destinatari, ma riguarda anche il trattamento fiscale.

Come abbiamo visto, i fringe benefit, hanno delle agevolazioni limitate, infatti, in caso di superamento del limite di non concorrenza alla formazione del reddito, il datore di lavoro deve assoggettare a tassazione l’intero importo.

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