Sappiamo come il welfare aziendale sia molto apprezzato dai dipendenti. La possibilità di accedere a un ampio paniere di servizi defiscalizzati in base alle proprie esigenze personali e familiari è considerato un plus importante nella scelta di un’opportunità di lavoro.
E grazie alla Legge di Stabilità del 2016 è stata introdotta la possibilità per i dipendenti di convertire in welfare anche il proprio premio di risultato.
Ma quali sono le “regole” previste? E quali sono i vantaggi della conversione del premio di risultato, detto anche premio di produttività? Scopriamo nell’articolo.
Premi per le performance aziendali: cosa dice la l’Agenzia delle Entrate
La circolare 5/E/2018 dell’Agenzia delle Entrate precisa che la quantificazione del premio di risultato è un aspetto distinto da quello riguardante gli incrementi di risultato che l’azienda deve raggiungere per rendere possibile l’applicazione dell’imposta sostitutiva sui premi.
Così come precisa che la conseguente possibilità di convertire gli importi in servizi welfare dipende esclusivamente da una scelta del lavoratore.
La possibilità di convertire il premio di risultato in welfare deve essere prevista dall’accordo con le parti sociali; una volta che c’è l’intesa non ci sono altri ostacoli, se non appunto il fatto che siano stati raggiunti gli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione previsti dalla normativa vigente.
Da ricordare: il welfare non è riconoscibile individualmente pertanto il premio di risultato deve essere riconosciuto a una categoria omogenea di lavoratori, anche se poi si può differenziare l’entità del premio in base al diverso raggiungimento dei risultati. E sempre in accordo con i sindacati.
Ecco come viene specificato nel testo interpretativo:
“La circostanza che il premio di risultato sia differenziato per i dipendenti sulla base di criteri di valorizzazione della performance individuale non si pone in contrasto con la condizione richiesta dalla legge per l’applicazione dell’imposta sostitutiva (e per i contratti stipulati dal 24 aprile 2017, anche dell’agevolazione contributiva) data dal conseguimento da parte dell’azienda di un risultato incrementale che può riguardare la produttività, o la redditività, o la qualità, o l’efficienza o l’innovazione”.
I vantaggi del premio di risultato per dipendenti e azienda
Per premio di produzione (detto anche di produttività o di risultato) s’intende quel compenso aggiuntivo che, nel corso dell’anno, le aziende possono erogare ai propri dipendenti a seguito del raggiungimento di determinati risultati migliorativi in termini di performance aziendale.
Per fare un esempio concreto: a fronte di un’erogazione di un premio di risultato di 1.000 euro corrisposto in denaro, l’azienda avrà un costo di circa 1.400 euro mentre il dipendente ne riceverà in busta paga circa 800 euro al netto della tassazione del 10% prevista dalla legge di Stabilità del 2016 proprio per i premi di risultato (al posto della tassazione ordinaria).
Lo stesso premio di risultato corrisposto in servizi di welfare aziendale, invece, vedrebbe un costo per l’impresa di 1.000 euro, percepiti interamente anche dal dipendente, senza alcuna tassazione o onere contributivo.
Lo scenario normativo più recente (Legge di Bilancio 2023 e 2024) ha ridotto l’imposta sostitutiva dell’IRPEF e delle addizionali regionali e comunali al 5% (oltre al 9% di contributi) sui premi di risultato.
Restano fermi il limite di 3.000 euro, inteso come importo massimo di premio che può beneficiare dell’aliquota agevolata o della conversione in welfare, e il limite reddituale di 80.000 euro, quale reddito da lavoro dipendente percepito nell’anno precedente per accedere ai vantaggi fiscali sopra menzionati.
Come ricordato dall’Agenzia delle Entrate, l’agevolazione è applicabile anche se nell’anno precedente non è stato conseguito alcun reddito di lavoro dipendente o anche se il limite previsto è stato superato per effetto del conseguimento di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente, compresi i redditi ad essi assimilati.
I vantaggi, quindi, sono molteplici sia per le aziende che per i dipendenti.
L’azienda beneficia del massimo impegno, in termini di conti e produzione, dei suoi dipendenti, stimolati a lavorare al meglio per raggiungere gli obiettivi e ottenere una gratificazione in termini di welfare aziendale più alta possibile.
Il dipendente, inoltre, qualora scelga di convertire in welfare il suo premio di risultato percepisce l’importo del premio integralmente, perché, come abbiamo visto, è defiscalizzato.
Esempi di benefit
Per effetto degli interventi normativi che si sono susseguiti negli anni, i servizi di welfare aziendale esenti dal punto di vista fiscale e contributivo, come indicato nell’articolo 51 del TUIR, sono aumentati, con grande apprezzamento da parte dei dipendenti.
I benefit tra cui i dipendenti possono scegliere riguardano diversi ambiti, come il benessere, i viaggi, i buoni acquisto, i buoni spesa e carburante e molti altri.
E quali sono quelli più desiderati dagli Italiani?
Secondo l’Osservatorio Welfare 2023 di Edenred, è aumentata la disponibilità media di spesa e del consumo effettivo in welfare aziendale e questo conferma il valore di questo strumento, che rappresenta una forte leva di ingaggio e un fattore in grado di far crescere la soddisfazione delle persone che svolgono un’attività lavorativa.
Dall’indagine è emerso anche che i fringe benefit occupano il primo posto tra le voci di utilizzo dei flexible benefit, raggiungendo il 60% tra chi ha meno di 30 anni.
Nel 2023 la soglia esentasse dei fringe benefit è tornata al valore di 258,23 euro, tuttavia, l’art. 40, D.L. n. 48/2023 (Decreto Lavoro) ha previsto l’innalzamento dell’esenzione da 258,23 euro a 3.000 euro per i dipendenti con figli a carico.
Il 2024 ha visto entrare in vigore un’ulteriore novità che coinvolge anche i dipendenti senza figli a carico: per questi ultimi, secondo quanto stabilito dalla Legge di Bilancio 2024, la soglia esentasse è di 1000 euro, mentre per i dipendenti con figli a carico il tetto è di 2000 euro.
Tra i fringe benefit più comuni rientrano, ad esempio, i buoni acquisto per la spesa, lo shopping e il carburante: soluzioni significative in grado di sostenere concretamente il reddito dei cittadini contro il carovita e favorire i consumi.
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