Premio di risultato: quando il welfare premia i dipendenti più meritevoli

Sappiamo come il welfare aziendale abbia, tra i diversi vantaggi, la capacità di incentivare i dipendenti. In base al criterio meritocratico, coloro che fanno bene possono essere gratificati e ottenere un maggiore riconoscimento economico.
Sul piano normativo, è l’Agenzia delle Entrate con le circolari 28/E/2016 e 5/E/2018 a darne conferma: alle aziende è consentito gratificare i dipendenti con un premio di risultato convertibile in servizi detassati, e questo se le performance aziendali registrano un miglioramento rispetto ad un periodo precedente.
Vediamo cosa dicono le circolari in merito e quali sono i vantaggi della conversione del premio di risultato, detto anche premio di produttività.
Premi per le performance individuali: cosa dice la circolare
La circolare dell’Agenzia delle Entrate precisa che la quantificazione del premio di risultato è un aspetto distinto da quello riguardante gli incrementi di risultato che l’azienda deve raggiungere per rendere possibile l’applicazione dell’imposta sostitutiva sui premi. Così come precisa che la conseguente possibilità di convertire gli importi in servizi welfare dipende dal lavoratore.
L’Agenzia delle Entrate chiarisce inoltre che il premio di risultato risponde esclusivamente alle politiche retributive concordate con le organizzazioni sindacali.
Una volta che c’è l’intesa con le forze sociali, dunque, non ci sono altri ostacoli, se non appunto il fatto che siano stati raggiunti gli incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza o innovazione previsti.
Da ricordare: il welfare non è mai individuale pertanto il premio di risultato deve essere riconosciuto a una categoria omogenea di lavoratori, anche se poi si può differenziare l’entità del premio in base al diverso raggiungimento dei risultati. E sempre in accordo con i sindacati.
Ecco come viene specificato nel testo interpretativo:
“La circostanza che il premio di risultato sia differenziato per i dipendenti sulla base di criteri di valorizzazione della performance individuale non si pone in contrasto con la condizione richiesta dalla legge per l’applicazione dell’imposta sostitutiva (e per i contratti stipulati dal 24 aprile 2017, anche dell’agevolazione contributiva) data dal conseguimento da parte dell’azienda di un risultato incrementale che può riguardare la produttività, o la redditività, o la qualità, o l’efficienza o l’innovazione”.
I vantaggi del premio di risultato per dipendenti e azienda
Per premio di produzione (detto anche di produttività o di risultato) s’intende quel compenso aggiuntivo esentasse che, nel corso dell’anno, le aziende possono erogare ai propri dipendenti a seguito del raggiungimento di determinati risultati migliorativi in termini di performance.
Per fare un esempio concreto: a fronte di un’erogazione di un premio di risultato di 1.000 euro netti corrisposto in denaro, l’azienda avrà un costo di circa 1.400 euro mentre il dipendente ne riceverà in busta paga circa 800 euro al netto della tassazione.
Lo stesso premio di risultato corrisposto in servizi di welfare aziendale, invece, vedrebbe un costo per l’impresa di 1.000 euro, percepiti interamente anche dal dipendente senza alcuna tassazione o onere contributivo.
Stando allo scenario normativo, con la Legge di Bilancio 2023, viene applicata per l’anno in corso l’imposta del 5% sostitutiva dell’IRPEF e delle relative addizionali sui premi di risultato con importo massimo di 3.000 euro lordi (ossia al netto dei contributi obbligatori e al lordo della ritenuta fiscale). Imposta che prima era del 10%.
Dall’1 gennaio 2017 questa agevolazione riguarda solo i lavoratori del settore privato che nell’anno precedente a quello di percezione del premio sono stati titolari di redditi di lavoro dipendente con importi massimi di 80.000 euro.
Come ricordato dall’Agenzia delle Entrate, l’agevolazione è applicabile anche se nell’anno precedente non è stato conseguito alcun reddito di lavoro dipendente o anche se il limite previsto è stato superato per effetto del conseguimento di redditi diversi da quelli di lavoro dipendente, compresi i redditi ad essi assimilati.
I vantaggi, quindi, sono molteplici sia per le aziende che per i dipendenti.
L’azienda beneficia del massimo impegno, in termini di conti e produzione, dei suoi dipendenti, stimolati a lavorare al meglio per raggiungere gli obiettivi e ottenere una gratificazione in termini di welfare aziendale più alta possibile.
Il dipendente, inoltre, percepisce l’importo del premio integralmente, perché, come abbiamo visto, è esentasse.
Esempi di benefit
La legge di Bilancio 2016, poi confermata dalle successive, ha aumentato il numero dei servizi di welfare aziendale esenti sia dal punto di vista contributivo sia da quello fiscale, in riferimento all’articolo 51 del TUIR.
I benefit tra cui i dipendenti possono scegliere riguardano diversi ambiti, come il il benessere, i viaggi premio aziendali, buoni acquisto, buoni carburante e molti altri.
E quali sono quelli più desiderati dagli Italiani?
Secondo l’Osservatorio Welfare 2023 di Edenred, è aumentata la disponibilità media di spesa e del consumo effettivo in welfare aziendale e questo conferma il valore di questo strumento, il quale rappresenta una forte leva di ingaggio e un fattore in grado di far crescere la soddisfazione delle persone che svolgono un’attività lavorativa. Dall’indagine è emerso anche che i fringe benefit occupano il primo posto tra le voci di spesa dei flexible benefit, raggiungendo il 60% tra chi ha meno di 30 anni.
Nel 2023 la soglia esentasse dei fringe benefit è tornata al valore di 258,23 euro, tuttavia, per i dipendenti con figli a carico, l’art. 40, D.L. n. 48/2023 (Decreto lavoro), entrato in vigore lo scorso 5 maggio, ha previsto, per il 2023, l’innalzamento dell’esenzione fino a 3.000 euro per i fringe benefit assegnati e le bollette pagate o rimborsate dal datore di lavoro.
Tra i fringe benefit più comuni rientrano, ad esempio, i buoni acquisto per la spesa, lo shopping e il caburante: soluzioni significative in grado di sostenere concretamente il reddito dei cittadini contro il carovita e favorire i consumi.
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