Per turnover aziendale nell’ambito del mondo del lavoro e delle risorse umane, s’intende il flusso di personale che transita, in ingresso e in uscita, all’interno di un’azienda. Non tutti i tipi di turnover però sono uguali e soprattutto è bene sapere che, in un mondo del lavoro in continua trasformazione il welfare aziendale può dare un importante contributo alla riduzione.
Come? Scopriamolo in questo articolo cercando prima di tutto di capire cosa si intenda per turnover aziendale, quali sono i segnali cui prestare attenzione e quali strategie mettere in atto.
Quale è definizione di turnover aziendale?
Le tipologie di turnover possono essere diverse:
- turnover fisiologico, quando è legato a processi naturali come pensionamenti, licenziamenti e assunzioni e che possono perciò essere programmati dall’azienda;
- turnover patologico invece si ha quando la rotazione del personale raggiunge livelli alti e dannosi, per problematiche interne e spesso riconducibili a questioni di clima aziendale/organizzativo o a errate politiche aziendali. Dai salari troppo bassi alla mancanza di benefit adeguati, sino ad ambienti di lavoro stressanti e poco motivanti.
Fattori estremamente importanti per ogni HR, imprenditore e manager, utili a fotografare il livello di attrattività di un’organizzazione, ossia il cosiddetto employer branding, ma anche a rintracciare i segnali di possibili disagi interni su cui intervenire, soprattutto alla luce dell’attuale scenario post-pandemico.
Come cambia lo scenario del turnover aziendale nel 2023
È evidente che la pandemia ha rimesso oggi in discussione alcuni equilibri e priorità in ambito professionale, facendo emergere nei lavoratori nuove sensibilità in materia di sicurezza sia verso i luoghi di lavoro, intesi come spazi, ma anche sicurezza nel rapporto di fiducia con la propria azienda.
Sono nate nuove esigenze, si dà maggiore priorità al proprio benessere e si è più selettivi nel valutare la reputazione di un’azienda e i benefit che questa mette a disposizione.
A ciò si affianca anche una ripresa del mercato del lavoro che apre maggiori opportunità. Secondo i dati provvisori dell’Istat diffusi nel gennaio 2023, l’occupazione cresce per donne, dipendenti permanenti e per chi ha più di 35 anni; risultano in calo i dipendenti a termine, gli autonomi e i giovani. Il tasso di occupazione sale al 60,8% (+0,1 punti).
Agire dunque con iniziative di employer branding capaci di aumentare l’appeal dell’azienda come posto di lavoro desiderabile per i candidati, può evitare un tasso di abbandono alto, facendo in modo che:
- dipendenti e collaboratori siano soddisfatti, coinvolti e motivati;
- i talenti si sentano trattenuti e valorizzati;
- ci sia maggiore trasparenza e si instauri un rapporto di fiducia tra azienda e risorse;
- si possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali, migliorando le performance.
Sempre più importanza, poi, assume il concetto di wellbeing che influisce sul turnover aziendale. Garantire il benessere dei propri dipendenti, sia fisico che dal punto di vista emotivo e psichico è fondamentale per evitare situazioni di grande stress, ansia così come tassi di assenteismo per poi arrivare al gesto “senza ritorno”: abbandonare l’azienda perché non si sta più bene.
Bisogna evitare che questo avvenga, ecco perché le Direzioni HR devono aumentare gli sforzi per prendersi cura delle persone, coinvolgerle e garantire la sostenibilità dei modelli di lavoro. Tutto questo è possibile grazie a un’organizzazione del lavoro flessibile e che tenga conto dei bisogni delle persone, a una formazione costante, all’evitare il sovraccarico mentale con una giusta suddivisione dei compiti, ma anche grazie programmi welfare specifici.
Come calcolare il turnover nella tua azienda?
Una risorsa che sta bene e apprezza la propria azienda difficilmente la lascia, ma è importante tenere sempre sotto controllo l’andamento generale.
Per calcolare il tasso di turnover basta fare il rapporto tra la somma di assunzioni e cessazioni avvenute in un periodo specifico e l’organico medio dello stesso periodo, moltiplicando per 100.
Se si guarda alle dimissioni volontarie nel report più recente “I numeri per le risorse umane” realizzato da Assolombarda, si vede come il tasso di turnover medio sia del 21,1%, con un valore più alto nelle imprese che si occupano di servizi (28,6%) e in quelle di più piccole dimensioni (32,5%).
Esiste però anche un’altra variante di turnover positivo, che vale la pena isolare in quanto serve a misurare le nuove assunzioni e a dare un quadro generale completo e attendibile circa la situazione relativa al turnover.
In questo modo, si può creare uno storico e monitorare l’andamento nel tempo, valutando quando e come prendere provvedimenti in base alla variazione del tasso di ricambio.
Strategie e soluzioni per ridurre il turnover
Come favorire il benessere organizzativo? Il welfare aziendale, ancora di più nel corso degli ultimi anni, ha giocato e continua a giocare un ruolo cruciale, rappresentando un ottimo modo per rendere l’azienda un “great place to work”, ovvero un posto piacevole dove lavorare.
Oltre alla costruzione di piani aziendali e piattaforme su misura adatte alle diverse esigenze, un grosso contributo arriva dai fringe benefit.
Stando infatti all’Osservatorio Edenred 2022, questi si confermano tra i servizi più richiesti, come buoni acquisto e gift card: nel 2021 hanno rappresentato la tasca di spesa più consistente, con circa il 34% complessivo dei consumi di welfare. Questo anche grazie al fatto che è stata raddoppiata la soglia esentasse fino a 516,46 euro.
Grazie ai fringe benefit, infatti, i collaboratori possono decidere di fare ogni genere di shopping, la spesa quotidiana e persino il rifornimento di carburante, avendo così un supporto concreto nella gestione della quotidianità.
Inoltre, il fatto che i flexible benefit siano sempre più presenti all’interno dei contratti collettivi nazionali, come il CCNL metalmeccanici, fa capire quanto possano essere determinanti per il clima interno.
Un’azienda che si prende cura dei dipendenti offrendo diversi benefit aziendali dedicati al benessere fisico, alla salute, alla cultura e al tempo libero è un’azienda inclusiva, capace di prendersi a cuore le sue persone, realizzando soluzioni che mettano ognuno nella condizione di dare il meglio di sé, migliorando quindi le performance.
Allo stesso modo anche i buoni pasto influiscono positivamente nel ridurre il turnover, non solo perché offrono un ulteriore sostegno al reddito, ma anche perché danno la possibilità di fare un break, scoprire nuove cucine e creare allo stesso tempo momenti di condivisione tra colleghi durante la pausa pranzo, fuori dall’ufficio.
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